Bollettino del R. Comitato Geologico d'Italia

CAMILLO  CREMA
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IL LAGO DI CANDELA PRESSO ROTONDELLA
IN PROVINCIA DI POTENZA
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     Chi risalga il fosso o canale di Candela dal suo sbocco nel Sinni, dopo un percorso di circa 4 km. attraverso terreni in gran parte squallidi e franosi, resta gradevolmente sorpreso di trovare il fondo del vallone occupato da un ameno laghetto, nelle cui acque azzurre pittorescamente si riflettono le circostanti pendici. Questo lago, detto appunto di Candela, trovasi esattamente ad ovest dell'abitato di Rotondella, distandone km. 2,5; il suo specchio d'acqua é situato ad un'altitudine media di poco superiore a 230 m. s. m. Immediatamente a monte di esso la valle cambia denominazione ed assume il nome di Canale o fosso di Finocchio da quello dell'esteso bosco, nel quale essa ha origine.
     Il lago non figura nella carte topografiche dell'Istituto Geografico Militare, le quali per questa zona risalgono al 1896; né cio' puo' destar meraviglia, perché un esame anche superficiale dei terreni delle sponde basta a dimostrare come esso debba la sua esistenza ad uno di quegli sbarramenti, non rari a prodursi nelle valli che incidono formazioni franose (1), e la presenza lungo le sponde di alcuni alberi, i cui rami diseccati sporgono sul livello delle acque anche quando queste si trovano in periodi di magra, prova che l'avvenimento non rimonta a gran tempo.
     Da informazloni raccolte sui luoghi e dovute principalmente alla squisita cortesia del notaio Vito Umberto Amati e del sig. Antonio Montesano risulta infatti che il lago si formo' nel febbraio del l903 in seguito ad una grande frana che staccandosi dal versante sinistro della valle né sbarro' il fondo poco a monte dei due mulini detti di Candela e che esso poi si ingrandi' fino ad acquistare la superficie attuale nel gennaio 1905 in conseguenza di una seconda frana, piu' imponente ancora, prodottasi di fronte alla prima, e che devastando il versante destro fin presso la fonte Cucca diede allo sbarramento le dimensioni che tuttoraconserva. Queste frana, preparate entrambe da piogge forti e persistenti trascinarono nella loro rovina parecchie case coloniche, ora in parte ricostruite, ed uno dei mulini; ma fortunatamente non fecero vittime umane, perché la lentezza dei primi movimenti del suolo permise ai pochi abitatori di quei paraggi di mettersi in salvo.
     Malgrado la loro importanza é probabile che queste frane non abbiano interessato rocce in posto ma solo materiali incoerenti gia' scoscesi per opera di frana piu' antiche e tuttora del resto in equilibrio poco stabile. Nel paese si ricorda infatti la comparsa, avvenuta circa un secolo fa, nello stesso luogo e per identiche cause di un altro lago, press'a poco della stessa grandezza, il quale disparve dopo una ventina d'anni per il progressivo approfondirsi dell'emissario, principalmente in occasione delle piene invernali. Vuolsi anzi che questo lago sia stato alla sua volta preceduto da un altro piu' antico ancora. All'opera livellatrice delle acque di questi antichi laghi deve evidentemente attribuirsi la conformazione pianeggiante quivi presentata dal fondo della valle, come risulta dai rilievi eseguiti dall'Istituto Geografico Militare quando l'attuale lago ancora non esisteva.
     L'unito schizzo topografico mostra che, come la maggior parte dei laghi vallivi, anche quello di Candela si allunga nel senso della valle, nel nostro caso da sud a nord. La sua lunghezza é di quasi 700 m., la larghezza massima di poco superiore ai 200 m., la media di circa 130 m.; il suo contorno, relativamente poco frastagliato, supera di poco un chilometro e mezzo e la sua superficie é di forse 9 ettari.
     Le sponde del lago sono piuttosto ripide, cosicché solo in pochi punti della riva poté svilupparsi una qualche vegetazione palustre: tuttavia la profondita' massima del lago non deve superare una quindicina di metri, data la conformazione pianeggiante del preesistente fondo vallivo.
     Il lago rimase per qualche anno senza emissario: attualmente lo sbarramento, dello spessore di oltre mezzo chilometro, é inciso da un modesto solco, ma durante le magre annuali cessa ogni efflusso dal lago e le suo acque ridivengono stagnanti come nei primordi della sua esistenza. Quest'emissario va approfondendosi con grande lentezza cosicché il livello del lago presenta una relativa stabilita'.
     Oltreché dalle acque del bacino del Finocchio, esteso una decina di chilometri quadrati, e da quelle di alcuni altri fossi che vi sboccano direttamente (Fosso del Cancello, di Paolone, ecc.) il lago é alimentato, pare, anche da due sorgenti subacquee la cui ubicazione é stata approssimativamente indicata nella cartina in S ed Ss. Quest'ultima per la natura sulfurea delle suo acque era largamente utilizzata prima che restasse sommersa. Altre sorgenti, fra le quali degna di ricordo quella detta dell'Acqua fredda, scaturiscono nella vasta zona franosa: benché limpide e fredde sono tutte piu' o meno salmastre e le loro acque abbandonano sul terreno sottili croste di depositi salini.
     Dallo sbocco del fosso di Paolone fino ad un centinaio di metri ad ovest dell'emissario le sponde, costituite da materiali incoerenti e rimestati, sono generalmente assai poco acclivi; invece nel resto del contorno, formato da rocce in posto, esso si presentano piu' o meno scoscese ed in qualche punto addirittura a picco.
     Questa porzione del bacino é essenzialmente costituita dalla formazione delle argille scagliose eoceniche le quali, come é noto, in questo tratto della valle del Sinni si sviluppano largamente su entrambi i versanti spingendosi a nord fino a raggiungere il corso dell'Agri ed a sud fino ai piedi del gruppo del Monte Pollino.
     Nelle adiacenze del lago le argille varicolori prevalenti alternano ripetutamente con altra rocce piu' resistenti, scisti galestrini, calcari, arenarie, ecc., formando pittoreschi fasci di strati piu' o meno fortemente contorti, come si scorge nelle belle sezioni naturali offerte dalle sponde meridionali del lago e dagli erti versanti dei suoi affluenti. La formazione contiene anche qualche intercalazione carboniosa, come é provato dalla presenza di frammenti di carbone fra i materiali travolti dalla frana del 1903, e recenti osservazioni hanno inoltre dimostrato come vi siano comuni, a partire da una non grande distanza dal lago, svariate manifestazioni idrocarburate, quali affioramenti di scisti bituminosi e di argille esalanti il caratteristico odore degli idrocarburi ed emissioni di gas combustibili. Questo manifestazioni anzi verso sud si estendono si puo' dire senza interruzione fin oltre l'alto bacino del Sarmento e la vallata del Ferro nelle quali plaghe, come é noto, é gia' stata da alcuni anni segnalata la presenza di gemicazioni di petrolii e di scisti bituminosi.
     Con un'innegabile nota di bellezza al paesaggio il lago di Candela ha purtroppo portato il flagello della malaria in un territorio dove era prima sconosciuto: ma oltre alle sue acque, stagnanti come si disse durante le magre, devono largamente concorrere a determinare l'attuale insalubrita' di quei paraggi anche i minuscoli laghetti formatisi nella zona delle due grandi frane surricordate e dei quali i contadini impediscono con cura la scomparsa onde servirsene per l'irrigazione di piccoli orticelli. In quanto alle acque del lago esse non si prestano ad alcuna particolare utilizzazione.
     La relativa stabilita' presentata da questo laghetto, al quale é senza dubbio assicurata una vita di qualche decennio ancora, la sua sinistra influenza sulla salubrita' del circostante territorio, le condizioni topografico-geognostiche del suo bacino, che ne rendono probabili altre ricomparse in avvenire, mi parve costituissero un insieme di fatti degni di considerazione e che valesse percio' la pena di richiamare su di esso l'attenzione degli studiosi.


(1) Pochi chilometri piu' a sud, nel finitimo bacino del torrente S. Nicola, circa vent'anni or sono, un'enorme frana discendendo dal Timpone del Salice ostruii il cosi' detto Canale della Scala all'altezza della R. Capriofora determinando la formazione di un laghetto che, pur restringendosi nella stagione estiva, duro' per quasi otto anni. Si vuoto' a poco a poco per la progressiva demolizione dello sbarramento dovuta specialmente al violento dilagare delle acque nei periodi di Piena.